TRIO SONATA

"BLUE BAROQUE"

Dalla musica antica al jazz contemporaneo

CARLO NICITA_flute e Albisiphon bass flute

ELOISA MANERA_violin

TITO MANGIALAJO RANTZER_double bass


Un viaggio fra la musica antica e il jazz contemporaneo.

Una formazione che ricorda la musica da camera settecentesca, ma che si proietta verso il futuro.

Danze, canzoni, ritmi e melodie che dialogano attraverso l'utilizzo del contrappunto improvvisato.

BLUE BAROQUE E' STATO RECENSITO COME DISCO DEL MESE DALLA RIIVISTA MUSICA JAZZ IN AGOSTO 2023


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Youtube https://www.youtube.com/watch?v=rw3Rng1wEHA

LISTEN & BUY CD ONLINE: https://deepvoicerecords-carlonicita.bandcamp.com/album/blue-baroque

COVER NOTES by CLAUDIO SESSA

Improvvisazione jazzistica e musica europea antica (o forse andrebbe chiamata «preclassica»): un incontro che fa sempre levare qualche sopracciglio, e a ragion veduta. Molte volte, nel corso della storia del jazz, anche esecutori di rilievo si sono accostati con leggerezza alla grande tradizione accademica, nella convinzione che un’aria celebre potesse essere trattata secondo le stesse logiche che valgono per una canzone di Broadway, o nella facile presunzione che l’impulso ritmico di certi autori rispondesse alle stesse logiche dello swing afroamericano. 

Ci sono, naturalmente, le luminose eccezioni: il Bach di John Lewis e quello di Uri Caine (ma anche il magico Concerto per due violini ricreato da Stéphane Grappelly e Eddie South, auspice il basso continuo di Django Reinhardt), oppure lo Scarlatti di Enrico Pieranunzi. Epperò di eccezioni si tratta. Allora fra le belle eccezioni bisogna aggiungere l’avventura sonora del Trio Sonata, che attraversa cinque secoli di invenzioni musicali europee con l’atteggiamento dei jazzisti autentici. Ciò significa che non viene necessariamente rispettata la struttura tema / improvvisazioni sulle armonie / ritorno al tema, una formula che soltanto i distratti possono ritenere «il» modo di fare jazz.

Carlo, Eloisa e Tito si ispirano alle melodie e ai territori armonici dei brani da cui prendono il via, ma anche alla loro organizzazione formale profonda, per smontarne e ricostruirne lo spirito; evocando così con l’inventiva dei timbri strumentali il tessuto connettivo fra Europa e Nordamerica. Sanno farlo senza trascurare la ricchezza culturale di partenza, ma aggiungendovi nuovi significati espressivi. Nelle loro articolate esecuzioni ci permettono cioè di percepire in filigrana quanto la musica ha esplorato nel frattempo, dimostrando che l’uso della storia è sempre una riflessione sul presente.

Claudio Sessa sta scrivendo una storia del jazz di cui sono usciti per Il Saggiatore due volumi: Le età del jazz- I contemporanei e Improvviso singolare.

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